Emocromo (o esame emocromocitometrico)

18/02/2018

L’emocromo è un esame del sangue attraverso cui si effettua la conta e l’analisi degli elementi figurati del sangue (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine) mentre l’esame biochimico (se ne parlerà in un prossimo articolo) analizza il plasma, cioè la componente liquida del sangue che si ottiene per centrifugazione (la frazione che si forma dalla deposizione delle cellule ematiche viene chiamata “pellet”). Emocromo, biochimici ed esame delle urine (anche questo in un prossimo articolo) forniscono indicazioni diagnostiche fondamentali, anche se non esaustive, sullo stato di salute/malattia del paziente.

Il prelievo del sangue viene effettuato da una delle due vene giugulari (collo), dalla vena safena mediale (zampe posteriori), o dalla cefalica (zampe anteriori). Sempre che ci sia la collaborazione del gatto è preferibile la giugulare in quanto il flusso è maggiore, il prelievo più rapido e si riduce il rischio della formazione di coaguli in siringa. Il gatto viene contenuto con la collaborazione del proprietario o da altro personale e solo in casi estremi si ricorre alla sedazione.
Per quanto un prelievo venoso sia un’operazione routinaria è possibile incorrere in errori che inficiano l’attendibilità del campione(1). Un primo aspetto riguarda il possibile danneggiamento delle cellule ematiche: non si devono usare siringhe con aghi troppo fini e si deve evitare di esercitare troppa forza in aspirazione sullo stantuffo della siringa. Anche quando si formano piccoli ematomi, quando si “rompe la vena” o quando si tenta il prelievo in punti diversi sulla stessa vena si possono avere dei campioni poco attendibili (es. a carico delle piastrine). Inoltre il prelievo andrebbe sempre fatto con l’animale a digiuno in quanto il campione potrebbe risultare lipemico e rendere inaffidabile la lettura di alcuni parametri biochimici. Alcuni laboratori riportano l’indice lipemico e l’indice emolitico (presenza di globuli rossi “rotti” nel siero che ne alterano il colore) che devono essere entrambi negativi. In seguito al prelievo può esserci un leggero sanguinamento che non deve impensierire il proprietario: alcune strutture usano apporre una piccola fasciatura che va rimossa dopo una decina di minuti in quanto, se troppo stretta, può provocare gonfiore come conseguenza della protratta emostasi.

Il sangue prelevato viene poi posto in una provetta con EDTA e miscelata con delicatezza per evitare la formazione di coaguli. Sempre con il sangue intero (usare il sangue con EDTA può essere causa di alterazioni) si prepara lo striscio ematico detto anche “vetrino”(2). I campioni così preparati vengono poi inviati al laboratorio per essere lavorati entro le 24h o analizzati direttamente in ambulatorio quando si dispone di analizzatori ematologici (che sono di vario tipo, qualità e prestazioni). Questi contaglobuli sono di estrema utilità nelle urgenze ma non sempre sono adatte per un esame completo specie se la struttura non offre la possibilità di lettura dello striscio ematico.
Bisogna tenere presente che un laboratorio valido dispone di macchine più precise/sofisticate e di personale specializzato: tutti elementi che concorrono all’affidabilità del risultato e che fanno sì che non sempre i risultati siano confrontabili o che un veterinario decida – giustamente - di rifare un esame se non è certo dell’affidabilità del referto che gli viene presentato.

I referti, accanto al valore rilevato riportano sempre gli intervalli di riferimento (reference range) relativi ad animali adulti e sani. Tali range vengono stabiliti applicando dei criteri statistici(3) ai risultati ottenuti su un numero significativo di campioni prelevati da animali sani e possono essere diversi a seconda delle macchine e dei criteri usati per determinarli. È buona norma, quando deve si comunicare un dato, ad esempio per un consulto, riportare anche l’intervallo di riferimento.

Nel seguito si accenna al significato dei diversi parametri riportati nell’emocromo e alle principali alterazioni che possono indicare. Volutamente non si danno indicazioni puntuali del tipo “cosa significa il tal parametro alto/basso” perché l’interpretazione degli esami è compito del veterinario (che deve correlare i dati strumentali al caso clinico) e non può essere oggetto di un articolo a carattere divulgativo.

Conta eritrocitaria (RBC – Red Blood Cells)

Indica il numero totale di globuli rossi ed è espresso in M/µl o T/l. È il principale indicatore di uno stato di anemia o, molto più raramente, di policitemia (quando il valore è decisamente alto).
I gatti FeLV e in misura minore FIV positivi in buone condizioni possono presentare valori di RBC (e Hct) moderatamente al di sotto dei range di riferimento (che si riferiscono ad animali sani).

Reticolociti

Rappresentano i globuli rossi immaturi, vengono espressi in percentuale e in valore assoluto (per µl) e sono l’indicatore più importante per stabilire se un’anemia è rigenerativa o meno: se cioè il midollo osseo sta producendo globuli rossi in quantità tale da contrastare un’anemia(4). Nel gatto è utile distinguere i reticolociti in aggregati (prima fase della maturazione) e puntati (seconda fase che precede la maturazione in eritrociti) in quanto dà una indicazione più precisa sulla rigenerazione in atto che non il numero complessivo (non tutti i laboratori fanno questa distinzione).

Ematocrito (PCV - Packed Cell Volume o Hct)

Indica la percentuale in volume della parte corpuscolata (sostanzialmente gli eritrociti) del sangue. È anch’esso un indicatore di anemia ma il suo valore è condizionato da fattori quali lo stato di disidratazione (a parità di globuli rossi un animale disidratato presenterà un ematocrito più alto) e dalla grandezza dei globuli rossi e per questo va sempre letto in relazione al valore di RBC. Il valore di ematocrito si ottiene anche per centrifugazione del campione e lettura tramite un capillare: viene detto “microematocrito” ed è un metodo affidabile e veloce che viene spesso usato nei ricoveri.

Emoglobina (Hb)

Espressa in g/dl, indica la quantità di emoglobina presente nel sangue. L’emoglobina è una proteina presente nei globuli rossi deputata al trasporto dell’ossigeno nei tessuti. Il valore dell’emoglobina è correlato al numero di globuli rossi e all’ematocrito ma può presentare scostamenti dovuti a varie cause (es. carenza di ferro).

Indici corpuscolari (MCV, MCH, MCHC)

Si tratta di parametri calcolati in base a ematocrito, emoglobina e conta eritrocitaria. Questi dati, messi in relazione tra loro, permettono una prima caratterizzazione dei diversi tipi di anemia(5).

MCV (Mean Corpuscolar Volume): espresso in femtolitri (10-15l) indica la “grandezza” dei globuli rossi: quando sono “piccoli” si parla di microcitosi e quando sono troppo grandi di macrocitosi: a parità di RBC un gatto microcitico presenterà un ematocrito più basso di un gatto normocitico (cioè con globuli rossi di dimensione normale). Viene calcolato come:

MCV = Hct/RBC

RDW (Red Cell Distribution Width): è un indice espresso in termini statistici del grado di variabilità della dimensione dei globuli rossi; alcuni laboratori riportano questo dato in termini qualitativi dalla lettura dello striscio ematico (anisocitosi).

MCH (Mean Corpuscolar Hemoglobin): espresso in picogrammi (10-12g) indica il contenuto medio di emoglobina dei globuli rossi: ad esempio un valore basso di MHC e MCV indicano anemia ipocromica microcitica (che andrà confermata da ulteriori accertamenti). Si calcola come:

MCH = Hb/RBC

MCHC (Mean Corpuscolar Hemoglobin Concentration): misurato in g/dl indica la concentrazione di emoglobina per unità di volume degli eritrociti. MCH e MCHC sono quindi entrambi indicatori del contenuto di emoglobina con un significato leggermente diverso: MCH indica il contenuto di Hb dei singoli eritrociti mentre MCHC indica la concentrazione di Hb dell’insieme degli eritrociti (ad esempio un soggetto microcitico può presentare un MCH basso e un MCHC normale). Si calcola come:

MCHC = Hb/Hct

Piastrine (Plt - platenet o trombociti)

Sono dei corpuscoli privi di nucleo che svolgono un ruolo fondamentale nei processi di coagulazione. Nel gatto, non è raro che la conta automatizzata risulti sottostimata per via della presenza di aggregati piastrinici che invece vengono rilevati dall’esame dello striscio ematico; a volte un problema nel prelievo (ad es. quando si forma un piccolo ematoma) può dare un risultato falsato per quanto riguarda le piastrine. Ci sono altri esami valutare la coagulazione in modo più compiuto (PT, PTT).

Conta leucocitaria (WBC – White Blood Cells)

Indica il numero totale di globuli bianchi ed è espresso in K/µl o G/l: come si evince dall’unità di misura utilizzata il numero dei leucociti circolanti è di tre ordini di grandezza inferiore a quello degli eritrociti. Valori alti (leucocitosi) sono indicatori di uno stato infettivo/infiammatorio (o di possibile leucemia quando i valori sono molto alti) ma anche valori leggermente bassi (leucopenia) possono essere indicatori di infezione ad esempio per sequestro (i leucociti sono richiamati in un distretto dell’organismo e se ne trovano pochi in circolo) o, quando sono molto bassi, di una panleucopenia.

Conta differenziale/formula leucocitaria

tratto da bpac nz, https://bpac.org.nz/Supplement/2008/May/complete-blood-count.asp

La conta totale dei globuli bianchi rappresenta un dato grezzo (seppure in prima analisi utilissimo) in quanto i leucociti sono costituiti da diverse popolazioni di cellule con specifiche funzioni. La conta differenziale distingue tra linfociti, neutrofili maturi e immaturi, monociti, basofili ed eosinofili. I linfociti nel loro insieme sono i principali attori dell’immunità adattativa; i neutrofili e i monociti (cioè i macrofagi circolanti) sono le principali cellule dell’immunità innata, quella componente del sistema immunitario che risponde prontamente ai patogeni più comuni; gli eosinofili operano nel contrasto alle infezioni elmintiche e sono coinvolti nelle reazioni allergiche. La conta leucocitaria delle diverse popolazioni viene fornita in percentuale e in valore assoluto (dato di maggior interesse). Le alterazioni a carico di questa o quella popolazione possono indirizzare la diagnosi in molto molto più puntuale rispetto al semplice dato aggregato.
Un aspetto importante è la distinzione tra neutrofili segmentati e a banda basata sulla diversa conformazione del nucleo: i neutrofili segmentati sono quelli maturi, quelli a banda (bands) sono immaturi (cioè appena prodotti dal midollo osseo): quando si ha una grossa prevalenza di bands si parla di spostamento a sinistra ed indica che l’organismo sta rispondendo ad una infezione; quando la deviazione a sinistra non è accompagnata da un aumento del numero totale dei neutrofili il quadro è di maggiore preoccupazione.

Alterazioni morfologiche

L’analisi del vetrino permette inoltre di individuare tutta una serie di alterazioni morfologiche degli elementi figurati(6) che possono fornire indicazioni utili al clinico. Senza addentrarsi nel terreno proprio dell’ematologia accenniamo ad alcune di queste che si possono trovare nei referti.
Diverse alterazioni a carico degli eritrociti (es. echinociti) possono essere artefatti o avere significato diverso a seconda della specie (es. i rouleaux nel gatto sono piuttosto comuni) ma possono anche suggerire l’esistenza di diverse patologie.
Tra le alterazioni a carico dei leucociti è utile accennare alle indicazioni di neutrofili tossici (una alterazione citoplasmatica che indica una granulopiesi aberrante a seguito di una grave infezione batterica), linfociti reattivi/attivati, ecc. A volte la presenza di queste alterazioni si accompagna ad un leucogramma silente: ad ulteriore dimostrazione dell’importanza della lettura dello striscio ematico.
Per quanto riguarda le piastrine l’analisi del vetrino può evidenziare i già citati aggregati la cui presenza permette di escludere una piastrinopenia erroneamente rilevata dalla conta automatica.
Sebbene dall'esame dello striscio ematico sia possibile la rilevazione di microfilarie o emoparassiti (es. Mycoplasma spp.) ci sono esami più specifici ed attendibili per questi parassiti.

Fonti:

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