Il Diploma di College in Medicina Veterinaria

20/12/2016 rivisto 20/04/2019

Da diversi anni, anche in Italia, operano dei medici veterinari con la qualifica di "Diplomati di College": si riconoscono dal titolo espresso con sigle del tipo Dipl. ECVIM-CA, ECVD, ECVO, ecc. dove ECV / ACV sta per European/American College Veterinary seguita dalla specializzazione: IM-CA: Internal Medicine - Companion Animals, D: dermatology, O: oftalmology, ecc.
Il percorso formativo e professionale di un veterinario inizia con la laurea in medicina veterinaria cui segue l’esame di stato che abilita all’esercizio della professione. Una persona in possesso di questi titoli può esercitare la professione: cioè visitare, prescrivere farmaci, operare. È abbastanza evidente che un corso di laurea fornisca una formazione di base ma non specialistica: a maggior ragione quando si insegnano anche materie quali il controllo degli alimenti, zootecnia, ecc. Non va dimenticato che la scienza veterinaria ha un ambito ben più ampio di quello della cura degli animali d’affezione.

Venti o trenta anni fa la gran parte dei veterinari di cani e gatti operava in piccoli ambulatori con una strumentazione che andava poco oltre un tavolo, delle siringe e qualche ferro chirurgico. Un ecografo, un radiologico o un analizzatore ematologico non facevano certo parte della dotazione standard e la clinica si faceva basandosi sull’esperienza, sull'esame obiettivo, e su quel minimo di dati che si potevano ottenere da un termometro e dall’auscultazione. Oggi, anche nei piccoli ambulatori si fa qualcosa di più e ancora di più si fa in molte cliniche. Banalissimo esempio: per quanto sia ancora diffusa la pratica delle "flebo sottocute", non sono rari i centri in cui la fluidoterapia si fa in modo controllato, valutando e correggendo eventuali squilibri elettrolitici (in vena con una pompa ad infusione, controllando l’emogas, ecc.).

La diffusione di apparecchiature e tecnologie mediche deve però accompagnarsi a livelli di professionalità e specializzazione sempre maggiori. Disporre di un apparecchio radiologico e saper "leggere" una lastra non sono la stessa cosa. Un medico veterinario non è un radiologo: anche se chiunque è in grado di vedere la frattura di un arto questo non vuol dire essere in grado di leggere correttamente una radiografia addominale o toracica. Un medico non specializzato in dermatologia può benissimo prendere uno svarione nel valutare una lesione dermatologica, come difficilmente potrà diagnosticare un problema non banale ad un occhio perché non dispone delle apparecchiature necessarie e perché di oftalmologia possiede solo nozioni di base.
In campo umano, il medico di base (più precisamente il MMG - Medico di Medicina Generale) ci ascolta, ci conosce e sa interpretare il nostro racconto; sa leggere un esame, ma se vede qualche importante anomalia richiede altri esami aggiuntivi e ci indirizza dall’ematologo, dal nefrologo o da qualche altro specialista.
La funzione del MMG è fondamentale (anche se spesso misconosciuta) in un sistema sanitario: sia per rispondere ai bisogni del cittadino che nell'economia complessiva del sistema. Come potrebbe una persona sapere a chi rivolgersi? Si finirebbe per correre da uno specialista all'altro, si intaserebbero i pronto soccorso, non ci sarebbe modo di stabilire le priorità degli interventi.

Nella veterinaria dei piccoli animali non c'è ancora questa strutturazione: è ancora molto diffusa la figura del medico che fa tutto da solo: con i limiti che derivano dalle carenze di apparecchiature, strutture e non ultimo, competenze. Sì, perché nessuno può essere esperto in medicina interna, chirurgia, neurologia, ecc. Nei casi semplici va tutto bene, ma sulla diagnosi e sull'intervento nei casi complessi questa impostazione da "medico condotto" rivela tutti i suoi limiti.
D'altra parte se in medicina umana esistono gli MMG, gli specialisti, gli ospedali e i centri di referenza (IRCCS) ci sarà pure una ragione.

Il diploma di College è una specializzazione che punta a superare questa figura del medico generalista introducendo quella separazione e cooperazione tra le diverse discipline che è indispensabile per sfruttare appieno le sempre maggiori conoscenze scientifiche di cui disponiamo.
Il diploma di College è l'approdo di un percorso post-laurea piuttosto lungo. Il candidato viene selezionato e lavora come "resident" per almeno 3 anni in una struttura qualificata e riconosciuta, spesso all’estero ma anche in Italia, sotto la guida di un tutor occupandosi in modo specialistico e preponderante di una specifica disciplina. Infine deve superare un esame molto impegnativo che conferisce il titolo. Esistono organismi a livello europeo e americano per le diverse specializzazioni (1): ad esempio, per la medicina interna dei piccoli animali abbiamo ECVIM-CA e ACVIM>, per la dermatologia ECVD e ACVD, ecc.

Il Diploma di College rappresenta l’analogo della "specializzazione" in medicina umana: il dermatologo umano non è un medico che ha seguito alcuni corsi o si è genericamente interessato della materia, ma un medico che ha vinto un bando in una scuola di specializzazione, ha frequentato lezioni, ha sostenuto il tirocinio e superato un esame finale. Un diplomato è altra cosa da chi ha frequentato un qualche corso pratico ed espone l’attestato in ambulatorio: questi sono corsi specialistici generalmente di breve durata, validi nell’ambito della formazione continua ma che non devono essere confusi con un diploma di college.
Una moderna concezione della veterinaria che tende a fare propria la prassi consolidata in medicina umana dove diagnosi e cura sono il frutto di interazione e cooperazione tra competenze diverse e specialistiche richiede indubbiamente i "college" ma richiede anche strutture adeguate dove queste figure possano cooperare strettamente, in modo efficiente ed economicamente sostenibile. Pensate ad esempio ad un caso neurologico complesso: la figura del neurologo e neurochirurgo sono indubbiamente centrali ma cosa potrebbero fare senza un supporto di diagnostica per immagine, di anestesiologia e di terapia intensiva?
Le grandi cliniche che dispongono di un reparto di diagnostica, di laboratori, di chirurgie specialistiche (tessuti molli, ortopedia, neurochirurgia), di ricoveri e di terapia intensiva sono in grado di valorizzare e mettere in sinergia le competenze.

Gran parte della veterinaria, almeno in Italia, è ancora centrata sul piccolo ambulatorio ma crediamo di non sbagliare dicendo che il futuro è delle cliniche e della specializzazione.

Livia Ferro, DVM; resident ECVIM-CA Oncology; Anicura Ist Vet Novara

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