Acciuga: una gattina FeLV che ce l’ha fatta

14/12/2014; rivisto e ampliato il 30/03/2019

Non lasciar perdere, non disperare fin che c'è un segno di vitalità, una piccola, seppure remota possibilità di ripresa. Non cedere al canto delle sirene pietose del "non fatelo soffrire" e non accondiscendere a un approccio approssimativo e rinunciatario nelle cure.
La storia di Acciuga è quella di medici che hanno agito con competenza ed attenzione. È la storia di una gattina che non si è mai lasciata andare neppure nei momenti più difficili di questa sua lunga malattia. E che ce l’ha fatta.

La (lunga) storia clinica

Diciamo subito che è una storia al limite per via di una gravissima infezione, per la grave tricitopenia e le diverse complicanze che ha avuto.

Acciuga arriva la prima volta all'Istituto Veterinario di Novara come "accompagnatrice" di un altro gatto; presentava linfoadenopatia , moderata leucopenia (in particolare sui neutrofili) e la stima piastrinica non era adeguata; lievemente ipertermica ma clinicamente stava benissimo per cui non c'era troppa ragione di preoccuparsi.

Passano alcuni giorni e la ferita della sterilizzazione che dovrebbe ormai essere già guarita comincia a suppurare… Al ricovero riscontrano una grave piastrinopenia e neutropenia. La conta dei globuli bianchi totali non era così grave ma preoccupava la marcata neutropenia (con neutrofili tossici associabili a processi infiammatori e infettivi(1)) e la severa trombocitopenia che non accenna a migliorare in seguito ai primi trattamenti.
Nei giorni successivi la situazione della sutura in addome non accenna a migliorare ed era comparsa anche una lesione sottolinguale di dimensioni importanti. La micia era in fluidoterapia, con sondino rino-gastrico e sotto copertura antibiotica sui quattro quadranti ; clinicamente era vigile, attiva e aveva fame ma non c’erano miglioramenti; ai test ELISA era risultata FIV/FeLV negativa.
Se non fosse stato per la marcata trombocitopenia (10-30.000 /dl piastrine su un range 150-550.000 /dl) si sarebbe dovuto intervenire chirurgicamente sia per lesione in bocca (la citologia era dubbia: proliferazione istiocitaria reattiva ma non si potevano escludere neoplasie) sia per la revisione chirurgica della cicatrice della sterilizzazione che continuava a suppurare. In assenza di miglioramenti con la sola terapia medica si è poi optato per una trasfusione e per l'intervento. Allora la struttura non disponeva ancora delle sacche di sangue e la ricerca del donatore non è stata facilissima. Uno che era a posto è risultato FeLV positivo, un altro aveva l’ematocrito un po' basso, un terzo era negativo, un bel gattone, esami perfetti …ma era un gruppo B(2): non ci voleva, ma Fortunato ne ha poi salvati diversi. Poi, finalmente uno buono, un gatto che avevo in stallo e che così si è pagato la pensione.

La chirurgia va bene e in corso di intervento si effettua anche un prelievo di midollo che evidenzia una sindrome mielodisplasica(3), cioè un insieme di disordini delle cellule staminali emotopoietiche presumibilmente secondaria a FeLV e che può evolvere in leucemia o linfoma; la PCR su DNA provirus risulta positiva per FeLV: Acciuga era quindi una gatta con infezione FeLV regressiva(4) e non negativa come risultava dai test rapidi.
Il FeLV è una infezione da retrovirus che può avere un'evoluzione anomala: il caso di Acciuga, negativa ai normali test antigenici ELISA e positiva al DNA provirus, non è la norma ma nemmeno una rarità. Una certa percentuale di gatti, a valle del contagio e nell'arco di alcuni mesi si negativizzano ai normali test ELISA ma l'infezione rimane ad uno stato latente: in queste condizioni il gatto non è contagioso ma può nuovamente diventarlo in futuro: ad un recente esame (dic. 2018) Aggiuga è risultata FeLV positiva: è cioè passata dalla forma regressiva a quella progressiva.

...durante il periodo del ricovero

L'intervento, sicuramente necessario per asportazione della lesione sottolinguale e per la revisione della cicatrice della sterilizzazione, non poteva certo risolvere il problema midollare: infatti la gatta continuava ad essere ipertermica, piastrinopenica e neutropenica. Alla copertura antibiotica si è deciso di associare una terapia immunosoppressiva con cortisonici: allo stato non si poteva prevedere come sarebbe evoluta la sindrome mielodisplasica ma, volendo andare avanti era l'unica possibilità ...e lei sicuramente voleva andare avanti. Mangiava, voleva sempre mangiare malgrado il sondino ...questa è stata una costante della sua lunga degenza.
Tempo pochi giorni dall'inizio del prednisolone il midollo comincia a rispondere: le piasrine rientrano nel range di normalità e i neutrofili finalmente ripartono ...forse anche troppo, visto che arrivano a 40.000 /ul con molti bandati e tossici.

La ferita migliora ma nel frattempo si sviluppa un piotorace che in una gattina in quelle condizioni è parecchio preoccupante. Aspirano il pus e mandano il campione per il batteriologico ma si riforma e continua a riformarsi nel giro di pochissimo tempo. È in terapia intensiva: devono monitorare la frequenza respiratoria e intervenire per aspirare il versamento più di una volta al giorno. Poi decidono per il posizionamento di un drenaggio e l’attesa angosciosa, di quel batteriologico che tardava ad arrivare (come sempre succede c’erano delle festività di mezzo…).
In quei giorni la dottoressa che la seguiva e che pure ci aveva sempre creduto mi faceva capire che la situazione era critica. Molto.

L'assenza di risposta alle normali terapie antibiotiche faceva presumere qualche batterio resistente ma cambiare principio attivo sarebbe stato un tirare ad indovinare ...anche se in certi casi, dove magari non si può avere un antibiogramma, ci si prova.
Finalmente il batteriologico! Si tratta di due batteri multi-resistenti: un Escherichia Coli e un Enterobacter Cloacae che rispondevano solo all’ amikacina e a due tipi di carbapenemi (imipenem e meropenem): entrambi antibiotici difficili, con effetti collaterali importanti. Scelgono l’amikacina e dopo qualche giorno si cominciano a vedere i risultati con una progressiva riduzione nella produzione del versamento e un miglioramento clinico evidente senza segni di sofferenza renale.

In quei giorni ero fiducioso, malgrado il drenaggio e la prognosi che continuava a restare, ovviamente, riservata. Avevo visto troppi FeLV andarsene per problemi midollari ed ora che era ripartito non la si poteva perdere per un’infezione: avevamo il batteriologico e l'antibiotico giusto. L'ematocrito non era entusiasmante (era arrivato a 14%) ma ci stava con un processo infettivo così importante, come ci stava il livello molto alto dei neutrofili (meglio a 70.000 /ul che a zero…).
Salvo forse uno o due giorni ha sempre chiesto da mangiare: malgrado la febbre, lo stare in gabbia, un drenaggio toracico, i postumi dell'intervento alla lingua… Acciuga "mangiava" e questo era il dato clinico, o se si vuole emotivo, che alimentava la mia fiducia.

Acciuga et al.

Poi tutto in discesa, fino al giorno delle dimissioni quando spunta un ascesso polmonare …sull’altro polmone: giusto per non poter nemmeno "incolpare" il drenaggio. Ci voleva, no?
Questa però è stata facile …una volta aspirato non si è più riformato... ancora qualche altro giorno di ricovero poi, dopo circa due mesi è tornata a casa. Adesso e’ impegnatissima a riprendere peso: a mangiare e dormire …in braccio o sul letto ovviamente :-))

Tornata a casa continua le terapie e dopo un mese spunta uno pseudomicetoma (5) ...in un gatto di rifugio, immunodepresso, dopo due mesi di terapie importanti era quasi normale: guarisce perfettamente con spugnature (enilconazolo) e itraconazolo.

Era il 2014 ...sono passati 5 anni e Acciuga sta bene e non ha mai più avuto nessun problema.

Andamento dei parametri ematici

Questo è l'andamento dei parametri ematici di Acciuga durante il lungo ricovero. Le singole checkbox permettono di evidenziare/nascondere l'andamento dei singoli parametri

Qualche considerazione

I gatti riescono sempre a stupirci nel bene e nel male: a volte se ne vanno senza che si abbia il tempo e il modo di capire cosa gli sia successo, a volte gatti "dati per morti" si riprendono in modo del tutto inaspettato: sono gatti.
Troppo spesso ci si trova di fronte ad un atteggiamento rinunciatario, a volte anche suggerito dagli stessi medici. L'accanimento terapeutico lo consideriamo profondamente immorale, sia nei confronti del proprietario che dell'animale. Il proprietario, al di là della formalità, va certamente informato delle probabilità di successo, dei rischi, dei costi cui andrà incontro; ma se il medico vede uno spiraglio crediamo abbia il dovere di tentare.

La qualità delle cure fa la differenza: non sempre ovviamente, ma in molti casi sì. Se Acciuga fosse stata curata ambulatoriamente non sarebbe sopravvissuta. Servono competenze specialistiche, attrezzature adeguate, una terapia intensiva che sia una terapia intensiva.
In umana esiste il medico di famiglia, esistono gli specialisti, esistono gli ospedali: in veterinaria, spesso, si è rimasti alla concezione del medico condotto. Figura grandiosa e romantica che estraeva un dente, curava una ferita da taglio, faceva partorire una donna ...e nel caso dava anche una mano nella stalla. In un ambulatorio non si può fare tutto e anche, soprattutto, la domanda dovrebbe cambiare: il cliente deve essere consapevole che il cane o il gatto non si possono sempre curare con due pastiglie.

Le cure costano: perché costano le attrezzature, il personale e i locali adeguati, perché i medici devono ricevere una giusta remunerazione.
Per gli animali non c'è un'assistenza sanitaria e anche le coperture assicurative non sono sempre adeguate, ma se ci tenete ai vostri animali non ci sono scorciatoie o possibilità di risparmiare: vale nei casi complessi come in una banale sterilizzazione ...e tutta l'odissea di Acciuga era cominciata, probabilmente, per una sterilizzazione non fatta proprio a regola d'arte.

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